PARTE PRIMA
- Voglio guardare da che
parte esce”.
Così lo, vide, prima
dell'alba, uscire da un cancello, che dava sul prato dove teneva legato il
cavallo. Stette ancora in attesa, ma dopo poco vide entrare dallo stesso
cancello il tignoso, garzone del giardiniere, e chiuse la finestra per non
essere veduta. La notte dopo si mise alla finestra ad aspettare. E vide il
tignoso che usciva dalla capanna e dal cancello, e dopo poco entrò il cavaliere
dai capelli d'oro, tutto vestito di bianco stavolta, che riprese a fare i suoi
esercizi. Prima dell'alba, uscì e dopo poco ritornò il tignoso. La Reginella,
comincio a sospettare che il tignoso avesse qualcosa a che fare col cavaliere.
La terza notte, successero tutte le stesse cose; solo che il cavaliere era
vestito di nero. La Reginella si disse: “Il tignoso e il Cavaliere sono la
stessa persona”. L'indomani ella scese in giardino e disse al tignoso che le
portasse dei fiori. Il tignoso fece tre Mazzolini: uno più grande, uno così
così è uno più piccolo. E li mise in un cestino e glieli portò. Il tignoso fece
tre mazzolini: uno più grande, uno così così e uno più piccolo; li mise in un
cestino e glieli portò. Il mazzolino più grande era infilato nell'anello del
dito medio, il mazzolino così così era infilato nell'anello dell'anulare, e il
mazzolino piccolo nell'anello del mignolo. La Reginella riconobbe gli anelli e
gli restituì il cestino pieno di doppie d'oro. Il tignoso riportò il cestino al
giardiniere con le doppie e tutto. Il giardiniere cominciò a litigare con la
moglie. - Vedi? - le diceva. - Tu non vuoi che metta piede in casa nostra e la
Reginella lo chiama nelle sue stanze e gli riempie il cestino di doppie d'oro!
L'indomani, la Reginella volle che il tignoso le portasse degli aranci. Il
tignoso gliene portò tre: uno maturo, uno così così e uno acerbo e la Reginella
li mise in tavola. il Re disse: - Perché portate in tavola gli aranci acerbi?
- Li ha portati il
tignoso,- disse la Reginella.
- Sentiamo questo
tignoso, fatelo salire,- disse il Re, e, quando il tignoso fu condotto al suo
cospetto gli chiese perché aveva colto quei tre aranci a quel modo.
Rispose il tignoso: - Maestà,
voi avete tre figlie, una è da sposare, l'altra così così, è l'ultima può
aspettare ancora. - E’ giusto, - disse il Re e proclamò un bando: tutti coloro
che pretendono la mano della mia figlia maggiore passino in rivista e chi avrà
da lei il suo fazzoletto sarà il prescelto. Ci fu una gran parata, sotto le
finestre reali. Prima passarono tutti i figli di famiglie regnanti, poi tutti i
baroni, poi tutti i cavalieri, poi l'artiglieria e poi i fanti. Ultimo degli
ultimi, veniva il tignoso. E la Reginella diede il fazzoletto a lui. Quando
seppe che la figlia aveva scelto il tignoso, il Re la cacciò di casa. Lei se ne
andò a stare nella capanna del tignoso. Il tignoso le cedette il suo letto e lui
s’accomodò in un giaciglio accanto al fuoco, perché - disse - un tignoso non
può avvicinarsi alla figlia del Re. “Allora, è un tignoso davvero, - penso la
Reginella. - Mamma mia, cos’ ho fatto!” Ed era già pentita.
Venne una guerra tra il Re di Portogallo e il Re di Spagna e tutti andarono
a combattere. Dissero al tignoso: - Tutti vanno alla guerra e tu che ti sei
preso la figlia del Re non ci vai? - E avevano già combinato di dargli un
cavallo zoppo per farlo morire in battaglia. Il tignoso preso il cavallo zoppo,
andò al prato dov’era legato Rafanello, si vestì tutto di rosso, mise una
corazza che gli aveva regalato suo padre, e a cavallo di Rafanello andò alla
guerra. Il Re di Portogallo si trovava attorniato da nemici: arrivò il
cavaliere vestito di rosso, disperse i nemici e gli salvò la vita. In campo,
nessun nemico gli si poteva avvicinare: menava fendenti a dritta a manca e il
suo cavallo metteva paura a ogni altra bestia. Così, quel giorno la battaglia
fu vinta. La figlia del Re andava ogni sera a palazzo a sentire le nuove della
guerra. E le raccontarono di quel cavaliere vestito di rosso, con i capelli
tutti d'oro, che aveva salvato la vita al Re è fatto vincere la battaglia. Lei
pensò: “E’ il mio cavaliere, quello che vedevo la notte in giardino! E io sono
andata a prendermi il tignoso!” Tornò tristemente alla sua capanna e trovò il
tignoso addormentato accanto al fuoco, tutto rincantucciato nel suo vecchio
mantello. La Reginella non potè trattenere le lagrime. All'alba, il tignoso s’alzò,
prese il cavallo zoppo e andò alla guerra. Ma prima come al solito, passò dal
prato a cambiare il cavallo zoppo con Rafanello e i suoi stracci con un vestito bianco e con la
corazza e a togliersi la vescica di bue dai suoi capelli d’oro. Anche quel
giorno, la battaglia fu vinta per l’intervento del cavaliere vestito di bianco.
La figlia del Re, sentendo la sera queste nuove notizie, e ritrovando il
tignoso a dormire accanto al fuoco, si disperava sempre più della sua mala sorte.
Il terzo giorno, il cavaliere coi capelli d’oro si presentò in campo vestito
tutto di nero. Stavolta c’era in campo il Re di Spagna in persona coi suoi
sette figli maschi. E il cavaliere coi capelli d’oro si mise solo contro tutti
e sette. Ne ammazzò uno, ne ammazzò due, alla fine restò vincitore su tutti, ma
il settimo prima di morire lo ferì con la spada al braccio destro. Alla fine
della battaglia il Re di Portogallo voleva che fosse medicato, ma già il
cavaliere era scomparso, come le altre sere. La figlia del Re quando seppe che
il cavaliere coi capelli d’oro era stato ferito ne provò un gran dolore, perché
era sempre innamorata di quello sconosciuto. E tornò a casa più amareggiata che
mai contro il tignoso, e si mise a guardarlo con disprezzo, mentre stava
rannicchiato accanto al fuoco. Così guardandolo, s’accorse che il mantello
sbottonato lasciava intravedere un braccio fasciato che sotto il mantello c’era
un prezioso vestito di velluto nero e che lì sotto la vescica di bue spuntava
una ciocca di capelli d’oro. Il giovane, ferito, non s’era potuto cambiare come
le altre sere e s’era buttato là, mezzo morto dalla fatica. La figlia del Re
soffocò un grido di sorpresa e gioia e apprensione insieme, e, silenziosa per
non risvegliarlo uscì dalla capanna e corse da suo padre: - Venite a vedere chi
ha vinto le battaglie per voi! Venite a vedere!
Il Re con dietro tutta
la Corte si recò alla capanna di legno.
– Si, è lui! – disse il
Re riconoscendo nel finto tignoso il cavaliere. Lo svegliarono e volevano
portarlo in trionfo ma la figlia del Re aveva chiamato il cerusico a medicargli
la ferita. Il Re voleva celebrare all’istante le nozze, ma il giovane disse: -
Prima devo andarlo a dire a mio padre e a mia madre perché anch’io sono figlio
di Re.
Il padre e la madre
vennero e ritrovarono il figlio che credevano morto, e tutti si sedettero
insieme al banchetto di nozze.
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