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28 nov 2016

Italo Calvino: E SETTE ! parte prima


C'era una donna con una figlia grande e grossa e tanto mangiona che quando sua madre portava a tavola il minestrone lei ne mangiava un piatto, ne mangiava un secondo, ne mangiava un terzo e continuava a chiederne. E la madre le riempiva il piatto e diceva: - E tre!... E quattro!... E cinque! -. Quando la figlia le chiedeva il settimo piatto di minestrone, la madre invece di riempirle il piatto, le dava una bastonata in testa, gridando:
- E sette!
Passava di li un giovane ben vestito, e vide dalla finestra la madre che batteva la figlia gridando: - E sette!
Siccome quella bella giovane così grande e grossa gli piacque subito, entrò e chiese: - Sette di che cosa?
La madre si vergognava di avere una figlia così mangiona, e disse: - Sette fusi di canapa! Ho una figlia così matta per il lavoro che filerebbe la lana anche addosso alle pecore! Figuratevi che stamattina ha già filato sette fusi di canapa e non ne ha ancora basta! Per farla smettere devo prenderla a bastonate!
- Se è così, datemela a me, - disse il giovanotto. - Farò la prova per vedere se è vero, e poi la sposerò.
La portò a casa sua, e la chiuse in una camera piena di canapa da filare. - Io sono capitano di mare, e parto per un viaggio - disse. - Se quando torno avrai filato tutta questa canapa, ti sposo.
Nella stanza c'erano anche bei vestiti e bei gioielli, perché il capitano era molto ricco. - Quando sarai mia moglie, tutta questa roba sarà tua, - disse, e se ne andò.
La ragazza passava le giornate a mettersi gioielli e vestiti e a guardarsi allo specchio. E a farsi far da mangiare dalle serve di casa. E la canapa era sempre lì da filare. Ormai era l'ultimo giorno, e l'indomani sarebbe arrivato il capitano; la ragazza pensò che non sarebbe mai diventata sua sposa e si mise a piangere e a disperarsi. Era lì che piangeva e si disperava, quando per la finestra volò un pacco di stracci e cadde nella stanza. Il pacco di stracci s'alzò in piedi ed era una vecchia dalle lunghe ciglia. La vecchia disse: - Non aver paura, sono venuta per aiutarti. Io filo e tu fai la matassa.
Mai s'era vista una filatrice più veloce di quella vecchia: in un quarto d'ora tutta la canapa era bell'e filata. E più filava e più le venivano lunghe le ciglia, più lunghe del naso, più lunghe del mento, s'allungarono più d'un palmo e le palpebre s'allungarono anch'esse.
Quando il lavoro fu finito, la ragazza disse: - Come posso fare per ricompensarvi, buona donna?
Non voglio ricompensa, mi basta che tu m'inviti al pranzo di nozze quando ti sposerai col capitano.
E come farò ad invitarti?
Basta che tu chiami: «Columbina»!, e io vengo. Ma guai se ti dimenticherai il mio nome. Sarà lo stesso che non ti avessi aiutato e tu sarai perduta.
L'indomani arrivò il capitano e trovò la canapa tutta filata. - Brava, - disse.- Credo proprio che tu sia la sposa che volevo. Eccoti i gioielli e i vestiti che ho comprato per te. Ma adesso devo partire per un altro viaggio. Facciamo una seconda prova. Eccoti un carico di canapa il doppio dell' altro e se quando sarò tornato l'avrai filata tutta, ti sposerò.
La ragazza, come prima, passò il tempo a misurarsi vestiti e gioielli, a mangiare minestrone e lasagne, e arrivò all'ultimo giorno con tutta la canapa ancora da filare. Si mise a piangere, ma ecco che sentì cadere qualcosa dalla cappa del camino e vide un pacco di stracci rotolare nella stanza. Il pacco di stracci s'alzò in piedi ed era una vecchia  con le labbra a penzoloni. 

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