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30 nov 2016

Italo Calvino: GIOVAN BALENTO parte seconda


PARTE PRIMA


Sentite, è meglio che mi lasciate passare, - disse Giovanni. - Sapete come son fatto... Anche il pepe è piccino· ma si fa sentire! Se metto mano alla spada, poveri voi!
I Giganti si consultarono tra loro, poi, con voce addolcita, dissero: - Be' , ti lasceremo passare. Ma prima, dacci una prova della tua forza. Vedi quel gran monte lassù? Dovresti farlo rotolare fin qua, che noi ne vogliamo fare una macina per il nostro mulino. Se ci riesci, noi saremo i tuoi servi e tu sarai il nostro Re.
Giovan Balento portò le mani alla bocca e cominciò a gridare: - Fuggite, gente della valle, fuggite! Ora l' illustre Giovan Balento fa rotolare la Pietra gigante e fa un macello! Fuggite!
Dalla valle cominciò un fuggi fuggi di povere famiglie. I Giganti, anche loro,  finirono per  prendersi paura:  ne scappò uno, ne scappò un altro, si misero  a scappare tutti gridando: - Giovan Balento, ne ammazza mille e ferisce cinquecento!
Quando intorno non ci fu più un'anima, Giovanni spronò il suo cavallo, guadò il fiume, e tranquillo come Battista attraversò il Paese dei Giganti. E la sua rinomanza viaggiava davanti a lui, crescendo di giorno in giorno.
Viaggia e viaggia, s'imbatté in due eserciti sul  punto di darsi battaglia. C'era il Re, mogio mogio, in mezzo ai suoi generali a capo chino; era un Re che, se perdeva questa battaglia, ci avrebbe rimesso il trono, la corona e anche  la testa.  Appena  vide  Giovan Balento,   il Re si  rallegrò     di speranza.
Illustre Giovan Balento, - disse, - è il Cielo che vi manda per darci salvezza e vittoria. Prendete il comando del mio esercito.
Giovanni pensò che era giunto il  momento di dir  la verità. - Maestà, - disse, - guardate che non sono mica quel che voi credete: sono un povero ciabattino, buono soltanto a maneggiare la lesina e lo spago...
Sì, sì, a dopo le chiacchiere! - l'interruppe il Re. – Il tempo stinge! Siate  il nostro  generale:  ecco il   mio cavallo già sellato, ecco la mia corazza e la mia spada!
E per quanto Giovanni protestasse, lo vestirono a forza, lo misero in sella, e il focoso cavallo del Re partì d'un balzo, nitrendo. A vedere il generale che correva verso il nemico, tutti gli altri cavalieri partirono anche loro all'assalto, con un gran rimbombo,  s'azzuffarono col nemico e lo sterminarono in quattr'e tre sette.
La battaglia è vinta, cominciano a far festa, cercano il generale, e non lo trovano. Dov'è, dove non è, ecco che 1o ritrovano quattro leghe lontano: aveva attraversato al galoppo l'armata nemica, l'aveva passata da parte a parte e aveva continuato a galoppare avanti. I cavalieri lo riportarono trionfante davanti al Re.
Se m'aveste seguito, - disse Giovanni al Re che s' inchinava di fronte a lui in segno di gratitudine, - a quest'ora avremmo conquistato già tre regni e tre corone. Comunque, anche così la battaglia è vinta, e contentiamoci! Addio!
Ma come? Ve ne volete di già andare! E io che volevo darvi mia figlia in sposa - disse il Re.
Ma Giovanni non volle sentir ragione, rifiutò ogni cosa e riprese ad andare per il mondo.
Viaggia e  viaggia,  arrivò al Regno delle Amazzoni. Si sa che le Amazzoni, famose guerriere, si governano da loro, con la loro Regina, e non lasciano entrare nessun uomo nei loro confini. Chi capitava in mano loro era tagliato a pezzi e dato in pasto alle bestie, e della sua pelle ne facevano tamburi. La Regina delle Amazzoni era una donna crudele e non    aveva   mai  riso   né   sorriso  in   vita sua.
Giovan Balento capitò là in mezzo. Le Amazzoni lo presero, l'incatenarono e lo portarono alla Corte davanti alla Regina. La Corte delle Amazzoni, con tutti quei cavalli, era piena di mosche. I cavalli agitavano le code, le Amazzoni muovevano i ventagli, ma Giovanni che era incatenato e non poteva muoversi aveva le mosche tutte addosso.
la
 
Voi siete un uomo morto! -  disse la Regina. - Tale è la legge. Perché siete entrato nel mio Regno?

Giovanni, a capo chino, diceva tra sé: «O le mie lesine, il mio spago, il mio sgabello! Fossi stato con voi non mi troverei in questi impicci!»
Sentite, - continuò  la  Regina, - d'ammazzare come un cane un povero giovane mi dispiace. Ditemi la verità e avrete salva la vita. Dunque: ne avete proprio ammazzato mille e ferito cinquecento?
In un sol colpo, Maestà.
E come avete fatto?
Levatemi queste catene e ve lo mostrerò.
La Regina gli fece subito sciogliere le catene. Tutte le Amazzoni a cavallo stavano intorno a lui e lo fissavano. Si sentiva solo il muoversi delle code dei cavalli e dei ventagli e il ronzare delle mosche.
Come ho fatto? Così! - e Giovan Balento, menato uno schiaffo in aria stese morte tutte le mosche che aveva intorno.
Contatele.
Erano mosche! Oh, oh, oh! - E tutte le Amazzoni cominciarono a ridere, tenendosi i fianchi e traballando in  groppa  ai loro  cavalli.  E quella  che  rideva  più  forte  di tutte era la Regina: -  Ah, ah, ah! Ohi, ohi, ohi! Oh, che ridere, ohi, non ho mai riso tanto...  Giovan Balento siete il primo che è riuscito a  farmi ridere in  vita mia! Questa bravura  che  avete  ad   ammazzare   mosche è una    provvidenza  per  il  mio Regno! Restate  con noi  e sarete il mio sposo.
Si fecero le nozze con gran feste e balli, e il ciabattino diventò il Re delle Amazzoni.

Fola foletta,
Dite la vostra
Che la mia è detta.

(Corsica)

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