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6 gen 2017

Italo Calvino: IL PALAZZO DELL'OMO MORTO parte prima




Una volta c'era un Re e questo Re aveva una figlia. Un giorno questa figlia era al balcone con le sue damigelle, quando passò una vecchia.
-  Padroncina, - disse la vecchia, - mi faccia la carità,
mi dia qualcosa.
-   , benedetta, - le disse la giovane, e le buttò giù un cartoccio di quattrini.
-   Padroncina, sono pochi...  - disse la vecchia, - me ne dia degli altri.
La figlia del Re buttò giù un altro cartoccetto. La vecchia disse ancora: - Padroncina, me ne dà un altro po'?
Allora la figlia del Re perse la pazienza. - Sapete cosa vi dico? Che siete una seccatrice. Ve n'ho dato due volte e non ve ne darò più altri!
La vecchia allora si rivoltò e disse: - Ah, è così? Ed io prego il cielo che tu non ti possa maritare se non trovi l'Omo morto!
La figlia del Re si ritirò dal balcone e scoppiò in lagrime.
Suo padre, quando seppe la ragione del suo pianto, le disse: - Ma non stare sempre dietro a queste storie!
E lei: - Non so cosa sarà di me, ma voglio andarmene, voglio andare a cercare l'Omo morto!
-  Fa' quello che vuoi! Io farò conto d'averti persa! - disse il Re scoppiando a piangere anche lui. La ragazza non gli badò e partì.
Dopo molti giorni di strada arrivò a un palazzo di marmo. La porta era aperta e dentro era tutto illuminato. La ragazza entrò e chiese: - Chi c'è qua?
Nessuno le rispose.
La ragazza andò in cucina: c'era la pentola che bolliva con la carne dentro; aperse la credenza: era piena di roba. - Visto che ci sono, ci resto, - disse la ragazza e si mise a mangiare perché in tanti giorni di viaggio le era venuta una gran fame. Mangiato che ebbe, aperse una porta e vide un bel letto . - Io vado a coricarmi; domani poi vedremo cosa salterà fuori.
Il giorno dopo si svegliò e riprese a girare per il palazzo. Aperse tutte le porte, finché non si trovò in una stanza dove c'era un uomo morto, lungo disteso. Vicino ai piedi c'era un cartello con su scritto:

Chi mi veglierà per un anno,
Tre mesi e una settimana,
Sarà la mia dilettissima sposa.

«Ecco che ho trovato quello che cercavo, - si disse la ragazza. - Ora non mi resta che rimanere qui notte e giorno». E non si mosse più di là, tranne che per farsi da mangiare.
Così passò un anno, e lei stava sempre sola a far la veglia al morto, quando un giorno sentì gridare in Canalazzo: - Chi vuol schiave... Chi compera schiave...
«Guarda, - disse la ragazza, - vado subito giù a prendermi una schiava. Almeno avrò compagnia e ogni tanto potrò buttarmi a dormire un momento, perché sono tanto stanca che non posso più tirare avanti».
Andò al balcone, chiamò quello delle schiave e gliene comprò una. La portò su e la tenne sempre con sé.
Passarono ancora tre mesi, e la ragazza era tanto stanca che disse alla schiava: - Senti, adesso vado a letto; lasciami dormire tre giorni e basta; al quarto giorno chiamami. Mi raccomando, non sbagliarti!
Stia tranquilla: non sbaglierò, - disse la schiava.
La ragazza andò a dormire e la schiava restò notte e giorno col morto. Passarono tre giorni, ne passarono quattro, e la ragazza dormiva. La schiava pensava: «Figuriamoci se vado a svegliarla! Che dorma!  Che dorma!»
Ed ecco che viene il momento, e il morto apre gli occhi, vede la schiava, s'alza, l'abbraccia e dice: - Tu sarai la mia dilettissima sposa!
A quelle parole tutto il palazzo si disincantò. Saltarono fuori camerieri da una parte, damigelle dall'altra, cuochi, cocchieri: insomma si riempì di gente.
Il rumore svegliò anche la giovane. Capì che era passata la settimana. - Ah, tradimento! - disse. - Quell'anima nera non mi ha chiamato e io ho perso la mia fortuna! Maledetta l'ora e il momento in cui ho comperato quella schiava!
L'omo morto era re gran signore. E disse alla schiava: - Sei stata sempre tu da sola a vegliarmi?
Gli rispose la schiava: - Avevo chiamato anche una donna, che stava un po' ogni giorno, ma dormiva sempre e mi serviva a poco.
- E adesso dov'è? - chiese il Re.
- È chiusa in camera sua a dormire, come al solito.
E il Re sposò la schiava. Ma con tutto che la facesse vestire da gran regina, con l'oro e coi brillanti, brutta era e brutta restava. Il Re fece corte bandita per otto giorni. Finito il pranzo, volle che tutti i servitori venissero con loro a tavola bianca, e disse alla sposa di far venire anche quella serva che le aveva fatto compagnia durante la veglia.          .
-  Ma no, non vado a chiamarla, - disse la sposa. - Tanto non verrà: non fa altro che dormire.
Invece, la povera giovane non faceva altro che piangere e sospirare notte e giorno, perché per aver dormito un giorno di più aveva perso la sua fortuna.
Dopo gli otto giorni di corte bandita, il Re disse che doveva andare via, a vedere i suoi beni, e che aveva l'uso, ogni volta che andava via, di portare un regalo a tutta la sua servitù. Fece venire tutti i servitori, e chiese cosa volevano: chi gli diceva un fazzoletto, chi un abito, chi un paio di brache, chi una velada, e lui si segnava tutto su un pezzo di carta per non dimenticarsi. Disse alla sposa: - Chiama quella tua serva, che senta cosa vuole, perché voglio portare qualcosa anche a lei - E fu chiamata la giovane.

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