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6 gen 2017

Italo Calvino: IL PRINCIPE CHE SPOSO' UNA RANA




C'era una volta un Re che aveva tre figli in età da prender moglie. Perché non sorgessero rivalità sulla scelta delle tre spose, disse: - Tirate con la frombola più lontano che potete: dove cadrà la pietra là prenderete moglie. I tre figli presero le frombole e tirarono. Il più grande tirò e la pietra arrivò sul tetto d'un forno; ed egli ebbe la fornaia. Il secondo tirò e la pietra arrivò alla casa di una tessitrice. Al più piccino la pietra cascò in un fosso.
Appena tirato, ognuno correva a portare l'anello alla fidanzata. Il più grande trovò una giovinotta bella soffice come una focaccia, il mezzano una pallidina, fina come un filo, e i! più piccino guarda guarda in quel fosso, non ci trovò che una rana.
Tornarono dal Re a dire delle loro fidanzate, - Ora, - disse il Re, - chi ha la sposa migliore erediterà il regno. Facciamo le prove-. E diede a ognuno della canapa perché gliela riportassero di a tre giorni filata dalle fidanzate, a vedere chi filava meglio.
I figli andarono dalle fidanzate e si raccomandarono che filassero a puntino; e il più piccolo, tutto mortificato, con quella canapa in mano, se ne andò sul ciglio del fosso e si mise a chiamare:

-  Rana, rana!
-  Chi mi chiama?
- L'amor tuo che poco t'ama.
- Se non m'ama, m'amerà
Quando bella mi vedrà.

E la rana saltò fuori dall' acqua su una foglia. Il figlio del Re le diede la canapa e disse che sarebbe ripassato a prenderla filata dopo tre giorni.
Dopo tre giorni i fratelli maggiori corsero tutti ansiosi dalla fornaia e dalla tessitrice a ritirare la canapa. La fornaia aveva fatto un bel lavoro, ma la tessitrice - era il suo mestiere.- l’aveva filata che pareva seta. E il più piccino? Andò al fosso:

- Rana, rana!
- Chi  mi chiama?
- L'amor tuo che poco t'ama.
-  Se non mama, m'amerà
Quando bella mi vedrà.

Saltò su una foglia e aveva in bocca una noce. Lui si vergognava un po' di andare dal padre con una noce mentre i fratelli avevano portato la canapa filata; ma si fece coraggio e andò. Il Re che aveva già guardato per dritto e per traverso il lavoro della fornaia e della tessitrice, aperse la noce del più piccino, e intanto i fratelli sghignazzavano. Aperta la noce ne venne fuori una tela così fina che pareva tela di ragno, e tira tira, spiega spiega, non finiva mai, e tutta la sala del trono ne era invasa. - Ma questa tela non finisce mai! - disse il Re, e appena dette queste parole la tela finì.
Il padre, a quest'idea che una rana diventasse regina, non voleva rassegnarsi. Erano nati tre cuccioli alla sua cagna da caccia preferita, e li diede ai tre figli: - Portateli
alle vostre fidanzate e tornerete a prenderli tra un mese: chi l'avrà allevato meglio sarà regina.
Dopo un mese si vide che il cane della fornaia era diventato un molosso grande e grosso, perché il pane non gli era mancato; quello della tessitrice, tenuto più a stecchetto, era vento un famelico mastino. Il più piccino arrivò con una cassettina; il Re aperse la cassettina e ne uscì un barboncino infiocchettato, pettinato, profumato, che stava ritto sulle zampe di dietro e sapeva fare gli esercizi militari e far di conto.
E il Re disse: - Non c'è dubbio; sarà re mio figlio minore e la rana sarà regina.
Furono stabilite le nozze, tutti e tre i fratelli lo stesso giorno. I fratelli maggiori andarono a prendere le spose con carrozze infiorate tirate da quattro cavalli, e le spose salirono tutte cariche di piume e di gioielli.
Il più piccino andò al fosso, e la rana l'aspettava in una carrozza fatta duna foglia di fico tirata da quattro lumache. Presero ad andare: lui andava avanti, e le lumache lo seguivano tirando la foglia con la rana. Ogni tanto si fermava ad aspettarle, e una volta si addormentò. Quando si svegliò, gli s'era fermata davanti una carrozza d'oro, imbottita di velluto, con due cavalli bianchi e dentro c'era una ragazza bella come il sole con un abito verde smeraldo.
-  Chi siete? - disse il figlio minore.
- Sono la rana, - e siccome lui non ci voleva credere, la ragazza aperse uno scrigno dove c'era la foglia di fico, la pelle della rana e quattro gusci di lumaca. - Ero una Principessa trasformata in rana, e solo se un figlio di Re acconsentiva a sposarmi senza sapere che ero bella avrei ripreso la forma umana.
Il Re fu tutto contento e ai figli maggiori che si rodevano d'invidia disse che chi non era neanche capace di scegliere la moglie non meritava la Corona. Re e regina diventarono il più piccino e la sua sposa.

(Monferrato)

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