Una povera donna morendo chiamò le tre
figliole e così parlò: - Figlie mie, fra poco sarò morta e voi rimarrete sole
al mondo. Quando non ci sarò più fate così: andate dai vostri zii e fatevi
costruire una casetta per ciascuna. Vogliatevi bene. Addio -. E spirò. Le tre
ragazze uscirono piangendo.
Si misero per via e incontrarono un loro
zio, stuoiaio. Disse Caterina, la più grande: - Zio, nostra mamma è morta; voi
che siete così buono, fatemi una casetta di stuoie.
E lo zio stuoiaio le fece la casetta di
stuoie.
Le altre due sorelle andarono innanzi e incontrarono
un loro zio, falegname. Disse Giulia, la seconda: - Zio, nostra mamma è morta;
voi che siete così buono, fatemi una casetta di legno. E lo zio falegname le
fece la casetta di legno.
Rimase solo Marietta, la più piccina, e
continuando la sua via s'imbatté in un suo zio, fabbro. - Zio, - gli disse,
-
la mamma è
morta; voi che siete così buono, fatemi una casetta di ferro.
E lo zio fabbro le fece la casetta di
ferro.
In sulla sera venne il lupo. Andò alla
casetta di Caterina e picchiò all'uscio. Caterina chiese: - Chi è?
-
Sono un
povero pulcino, tutto bagnato; aprimi per carità.
-
Vattene; sei
il lupo e mi vuoi mangiare.
Il lupo diede una spinta alle stuoie, entrò
e si mangiò Caterina in un boccone.
Il giorno dopo le due sorelle andarono a
far visita a Caterina. Trovarono le stuoie sfondate, e la casetta vuota. - Oh,
poverette noi! - dissero. - Di certo la nostra sorella maggiore l'ha mangiata
il lupo. Verso sera tornò il lupo e andò alla casetta della Giulia. Bussò, e lei: -Chi è?
-
Sono un pulcino
smarrito, dammi asilo per pietà.
-
No, sei il
lupo, e mi vorresti mangiare come mia sorella.
Il lupo diede una spinta alla casetta di
legno, spalancò l’uscio, e della Giulia ne fece un boccone.
Al mattino la Marietta va a far visita alla
Giulia, non la trova e dice tra sé: «Il lupo me l'ha mangiata! Povera me, sono
rimasta sola a questo mondo».
In sul
far della notte il lupo venne
alla casetta della Marietta .
-
Chi è?
-
Sono un povero
pulcino intirizzito, ti prego, lasciami entrare.
-
Vattene che
sei il lupo e come hai mangiato le mie sorelle, vorresti mangiare me.
Il lupo dà uno spintone all'uscio, ma
l'uscio era di ferro come tutta la casa e il lupo si ruppe una spalla. Urlando
dal dolore corse dal fabbro.
-
Aggiustami
la spalla, - gli disse.
-
Io aggiusto
il ferro, non le ossa, - disse il fabbro.
- Ma
io le ossa me le son rotte col ferro, quindi sei tu che me le devi aggiustare,
- disse il lupo.
Allora il fabbro prese il martello e i
chiodi e gli aggiustò la spalla.
Il lupo tornò da Marietta e si mise a parlarle
vicino all'uscio chiuso: - Senti, Mariettina, per colpa tua mi son rotto una
spalla, ma ti voglio bene lo stesso. Se domattina vieni con me, andiamo per
ceci in un campo qua vicino.
La Marietta rispose: - Sì, sì. Vienmi a
prendere, - ma, furba com'era, aveva capito che il lupo voleva solo farla uscir
di casa per mangiarsela. Perciò l'indomani si alzò prima che facesse giorno,
andò al campo dei ceci e ne raccolse una grembiulata. Tornò a casa, mise a
cuocere i ceci e gettò le bucce dalla finestra. Alle nove venne il lupo. - Mariettina
bella, vieni con me per ceci.
-
No, che non
ci vengo, balordo: i ceci li ho già raccolti, guarda sotto la finestra e vedrai
le bucce, annusa il fumo che viene dal camino e sentirai l'odore, e a te non
resta che leccarti le labbra.
Il lupo era fuori di sé dalla stizza, ma
disse: - Fa niente, domattina ti vengo a prendere alle nove e andremo per
lupini.
-
Si, si, -
disse la Marietta, - alle nove t'aspetto.
Invece anche stavolta s'alzò per tempo,
andò al campo di lupini, ne colse una grembiulata e li portò a casa a cuocere.
Quando venne il lupo a prenderla, gli mostrò le bucce fuor dalla finestra.
Il lupo tra sé giurava vendetta, ma a lei
disse; - Ah, birichina, me l'hai fatta! E sì che io ti voglio tanto bene!
Domani, vedi, dovresti venire con me in un campo che so io. Ci sono delle
zucche che sono una meraviglia, e ne faremo una scorpacciata.
-
Si, che ci
verrò, - disse la Marietta. Al mattino, corse al campo delle zucche prima
di giorno, ma questa volta il lupo non
aspettò le nove; e corse anche lui al campo delle zucche per mangiarsi la
Marietta in un boccone.
Appena la Marietta vide il lupo da lontano,
non sapendo dove scappare, fece un buco in una grossa zucca e ci si appiattò
dentro. Il lupo, che sentiva odor di cri stiano, annusa tra le zucche, gira e
rigira e non la trova. Allora pensò: «Sarà già tornata a casa. Me ne farò una
scorpacciata di zucche io da solo», e cominciò a mangiar zucche a crepapelle.
La Marietta tremava sentendo il lupo che si
avvicinava alla sua zucca, pensando che l’avrebbe mangiata con lei dentro. Ma
quando arrivò alla zucca di Marietta il lupo era ormai sazio. - Questa qui che
è così grossa, - disse, voglio portarla in regalo alla Marietta per farmela
amica -. Addentò la zucca e reggendola coi denti galoppò alla casetta di ferro
e la buttò dentro la finestra.
Mariettina mia! - disse. - Guarda che bel
regalo che t’ho portato.
La Mariettina, ormai al sicuro in casa sua,
sgusciò fuori dalla zucca, chiuse la finestra, e dietro i vetri fece le coma al
lupo. - Grazie, amico lupo, - gli disse, - io ero nascosta nella zucca e tu
m'hai portata fino a casa.
Il lupo, a sentir questo, sbatteva la testa
contro le pietre.
La sera nevicava. La Marietta si scaldava al focolare, quando
sentì un rumore giù per la canna del camino. Questo è il lupo che viene a
mangiarmi», pensò. Prese un paiolo d'acqua e lo mise sul fuoco a bollire. Piano
piano, piano piano, il lupo scende per il camino, spicca un salto credendo di
saltate addosso alla ragazza e invece casca nell'acqua bollente e resta cotto. Così
la scaltra Marietta si liberò dal nemico e visse tranquilla per tutta In sua
vita.
(Mantova)
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