La pulce al Bove così
diceva un giorno: "Che ti fa, l'uomo che tu, con la tua mole e il tuo
coraggio, gli fai da servitore, mentre io spietatamente tutto lo mordo ed il
suo sangue mi bevo a grandi sorsi?" E quei: "Grato alla stirpe
dell'uomo io sono. Ei mi vuol bene: oh quante volte la fronte e il fianco a me
soffrega con la sua mano!". "Ahimé!", l'altra sospira;
"quel soffregare che a te è sì caro, per me quando m'acchiappa, è la
peggiore, proprio, delle sventure!".
Basta l'uomo più semplice a smascherare le fanfaronate di un
chiacchierone.
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